L’allevamento del lavoro è finito

L’allevamento del lavoro è finito

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L’allevamento del lavoro è finito

Siamo abituati a pensare che l’industria abbia prodotto benessere e sviluppo, forse sì, ma dipende dai punti di vista, occorre capire cosa sia benessere e sviluppo, perché a dire il vero io oggi come in passato ne vedo ben poco.

Siamo abituati a pensare allo sviluppo industriale come la cosa migliore che potesse capitare all’Italia, ma ne siamo sicuri, tutti immaginiamo sempre quegli anni del boom economico come miracoloso per il paese, secondo me invece sono stati devastanti!

Come polli in batteria

Quello che in realtà accadde negli anni cinquanta, non è stato altro che l’inizio “dell’allevamento del lavoro”, gli slogan entusiasmanti dell’epoca promettevano la liberazione dal duro lavoro nei campi in cambio di un lavoro in fabbrica più comodo, con orari precisi e un salario mensile sicuro, senza contare poi tutte le comodità della vita di città!

Spero oggi sia chiaro quello che è successo, in effetti, è stato lo schiavismo in batteria, milioni di uomini e donne rinchiusi in pollai umani a produrre cose per lo più inutili, per una paga che nella migliore delle ipotesi spendevano per comprare quelle cose inutili che producevano.

Non c’è che dire, un colpo di genio lungimirante per chi ne traeva vantaggio e profitto, che per ottenere tutto questo prendeva migliaia di persone le pagava per poi riprendersi quei soldi sotto forma di beni e servizi, ecco questo è quello che è successo con il boom economico allora come oggi, che ora sta scomparendo per via della tecnologia, grazie alla quale non è più necessario mantenere dei pollai umani e pagarli poiché ci penseranno i robot!

I danni dell’industria

Purtroppo l’industrializzazione del paese non ha prodotto solo danni materiali, inquinamento disastroso e spesso irreparabile, ma anche danni immateriali come quelli legati alla vita e speranze delle persone, le quali credevano alle promesse che gli furono fatte evidentemente false.

Questi collaterali nefasti sono il frutto di un’insensata e malata capacità industriale e politica, che non ha minimamente pensato alle conseguenze sociali della distruzione di molti valori, lo hanno fatto consapevolmente per trarne tutti i vantaggi economici possibili, fregandosene delle conseguenze che sarebbero comunque arrivate, oggi siamo alla resa dei conti.

I diritti, o meglio concessioni che sono state fatte ai lavoratori negli ultimi cinquanta anni, oggi sono ritrattati e cancellati, in futuro non ci saranno lavoratori quindi non è necessario avere diritti, questa è la realtà, ma c’è un punto interrogativo, chi comprerà le merci in futuro?

Reddito universale per tutti e l’eliminazione dei superflui?

Se in un futuro prossimo lavoreranno le macchine, chi compra i prodotti se nessuno prende un salario? Questo è il problema collaterale che dovrà essere affrontato in futuro e non sarà fra molto tempo.

Le possibilità sono due, o ci sarà un reddito per tutti, una specie di vitalizio per milioni di persone fuori dal ciclo produttivo, oppure semplicemente queste persone ormai “inutili” dovranno “sparire”, ora, considerando l’avidità di molti personaggi è più facile pensare che la seconda ipotesi sia quella più attraente!

In effetti, ci stanno già lavorando, tagliando la sanità, un bel colpo alla vita delle persone glielo stanno già dando, infatti, le attese di vita sono scese di qualche punto in pochi anni, un minore accesso alle cure aumenta l’accesso al cimitero, aver alzato poi l’età pensionabile vuol dire pagare meno pensioni, quindi facendo due conti cosa viene fuori?

Da un lato abbiamo una vita sempre più corta, dall’altro un accesso pensionistico sempre più alto, nel mezzo lo “Stato” o meglio chi lo controlla, che risparmia un sacco di soldi, come sempre sulla pelle della gente.

La soluzione è complicata … ma solo perché nessuno accetterebbe la semplicità!

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