Qualcuno di voi sà dove sono finite le rondini?

Qualcuno di voi sà dove sono finite le rondini?

Qualche giorno fa, casualmente, ho letto di una ragazza su Facebook che diceva: “Ma possibile che non si vedono più rondini in giro“, in effetti facendoci attenzione, ho notato anche io che rispetto a quando ero bambino le rondini sono pressoché sparite.

Ho scoperto che  nell’ultimo decennio in europa ce ne sono quasi il 50% in meno. È una delle specie più conosciute del regno volatile, ma è anche una specie sempre più in declino: la causa della drastica diminuzione dell’uccello sarebbe causata dalle pratiche agricole intensive e dell’uso di prodotti chimici. Per cui le cause ben chiare sono per forza di cose da ricondurre, oltre che all’agricoltura intensiva e all’uso di prodotti chimici, anche, ma azzarderei anche soprattutto ai cambiamenti climatici, in particolare nelle aree di svernamento in Africa e al consumo di suolo, fattori che hanno enormemente ridotto la popolazione complessiva della specie sia inItalia sia in Europa.

Ovviamente qui apriamo il solito discorso che sta sopra ogni discorso inerente alle catastrofi ambientali: Cosa fare per contrastare il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici? Anche le rondini sono un effetto a seguito di questi cambiamenti, ribattezzati global warming. Come ben  sapete la Commissione Europea a Strasburgo ha dato infatti il via libera ad una risoluzione che prevede per i 27 stati membri una riduzione dell’80% delle emissioni di gas serra entro il 2050.

Un primo taglio del 40% dovrebbe avvenire entro il 2030 ed il successivo 60% entro il 2040. Eppure, mentre l’Unione Europea promette un impegno maggiore per il taglio delle emissioni inquinanti, secondo un nuovo rapporto presentato a Bruxelles dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nel 2050 le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera saranno del 50% superiori a quelle odierne con effetti catastrofici per il nostro Pianeta. Ovvero sono previste un aumento delle morti provocate da inquinamento fino a 3,6 milioni l’anno, una crescita della domanda di acqua del 55% nonché una diminuzione delle specie vegetali e animali del 10%.

Ma se la rondine non sta bene, gli altri uccelli selvatici tipici degli ambienti agricoli italiani stanno anche peggio. Secondo il report 2014 Uccelli comuni in Italia su 28 specie tipiche dell’ambiente, 14 sono in calo, tra cui i passeri, l’allodola e la calandrella (queste ultime due negli ambienti pseudo steppici). Quindi è evidente anche come se prestassimo attenzione anche solo agli uccelli che non vediamo più i cielo, capiremmo come ci stiamo conficcando in un tunnel da dove probabilmente non ne usciremo vivi, ne noi, ne tutti gli altri essere viventi del pianeta.

Cambiare si deve.

Claudio Lauretti

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